750 grammes
Tutti i nostri blog di cucina Segui questo blog Administration + Create my blog

sez. disabilita news

SEZ. DISABILITA NEWS È forte la richiesta di cambiamento dei servizi per la disabilità

5 Febbraio 2024 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. DISABILITA NEWS

SEZ. DISABILITA NEWS È forte la richiesta di cambiamento dei servizi per la disabilità

INSERITO DA ANGELA CECERE «Gli operatori degli Enti Pubblici e delle realtà del Terzo Settore chiedono un cambiamento dei servizi, delle modalità di presa in carico e di gestione delle persone con disabilità. Sono uomini e donne fortemente motivati, orgogliosi del proprio lavoro e che conoscono molto bene il mondo dei servizi»: lo dicono dalla Federazione lombarda LEDHA, sottolineando il dato più significativo che emerge dal secondo report della campagna itinerante “L’inclusione si fa solo insieme” della quale sono in programma nei prossimi giorni nuovi incontri in altrettante località della Regione Puzzle incompleto«Gli operatori degli Enti Pubblici e delle realtà del Terzo Settore chiedono un cambiamento dei servizi, delle modalità di presa in carico e di gestione delle persone con disabilità. Sono assistenti sociali, educatori, persone che a vario titolo lavorano nei Comuni, nelle ATS (Agenzie di Tutela della Salute), negli Uffici di Piano, o all’interno di Associazioni, Cooperative Sociali o altri Enti di Terzo Settore. Sono uomini e donne fortemente motivati, orgogliosi del proprio lavoro e che conoscono molto bene il mondo dei servizi»: lo dicono dalla Federazione LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), sottolineando il dato più significativo che emerge dal secondo report (disponibile integralmente a questo link) della campagna itinerante L’inclusione si fa solo insieme, che abbiamo definito a suo tempo come un vero e proprio “giro della Lombardia” di circa novanta tappe, con focus group ed eventi di formazione e informazione, per presentare alla maggior parte delle persone la Legge Regionale della Lombardia 25/22 (Politiche di welfare sociale regionale per il riconoscimento del diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale di tutte le persone con disabilità), facendo emergere quali possano essere i cambiamenti possibili per renderne effettiva l’implementazione. L’iniziativa, lo ricordiamo, è promossa dalla stessa LEDHA e realizzata in collaborazione con CSVnet Lombardia, la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), il Forum Terzo Settore Lombardia e il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca. «Le persone – spiegano dalla LEDHA – sono arrivate agli appuntamenti con livelli di conoscenza della norma molti diversificati. La partecipazione ai focus group e/o ai seminari è stata quini un’opportunità non solo per conoscere nel dettaglio la Legge Regionale 25/22, ma anche e soprattutto per confrontarsi sullo stato di salute del welfare sociale e territoriale per le persone con disabilità e sulle sue prospettive di sviluppo. Da questo punto di vista, la campagna ha raggiunto il suo principale risultato».
Il nuovo report sintetizza i risultati emersi dai questionari online somministrati ai partecipanti e dai focus group condotti tra il 1° aprile e il 14 dicembre 2023, oltre che dai riscontri emersi dagli incontri e dai seminari pubblici. Buoni l’interesse e l’attenzione, se è vero che il numero totale dei partecipanti è stato di circa 1.500 persone. Complessivamente si sono svolti finora 55 incontri (27 focus group, 12 seminari pubblici e altri 16 incontri di altra natura), mentre ai questionari hanno risposto 307 persone (nel box in calce il calendario dei prossimi incontri).L «Dall’analisi dei risultati emersi dai questionari – sottolineano ancora dalla Federazione lombarda – emerge come la maggior parte dei rispondenti abbia partecipato all’iniziativa in qualità di operatore sociale, familiare di persona con disabilità e, in misura minore, in qualità di leader associativo. Otto su dieci hanno partecipato per conto o a nome di un ente: nel 44% dei casi un ente pubblico e nel 55% privato. Rispetto alle condizioni di vita delle persone con disabilità, è stato chiesto ai partecipanti di indicare una parola che la esprimesse al meglio, i termini che hanno ottenuto più risposte sono “solitudine”, “complessa” e “isolati”. Per quanto riguarda poi il diritto a scegliere dove e con chi vivere, l’80% del campione ritiene che le persone con disabilità che vivono in Lombardia non possano compiere scelte in merito, come invece è previsto dall’articolo 19 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Dalle risposte dei partecipanti ai questionari online, infine, emerge una forte richiesta di una profonda rivisitazione del funzionamento dei servizi per la residenzialità: il 64% ritiene necessaria una loro riforma complessiva». «Difficile rendere merito della ricchezza e della complessità poste in evidenza – si legge nel report , in particolare di quelle fortemente connesse a questioni di carattere locale. In generale sono prevalse le osservazioni critiche e quindi le segnalazioni dei problemi e dei disagi vissuti dalle persone con disabilità, dai familiari e dagli operatori. Non sono mancati, però, gli interventi che in apertura mettevano comunque in risalto i “grandi passi in avanti” che sono stati fatti e anche la considerazione che il mondo della disabilità stia vivendo una fase “vivace” e “di fermento”, così come gli apprezzamenti per l’esistenza di una rete fra i diversi attori del welfare sociale territoriale». E da ultimo, ma non ultimo, nell’àmbito dei focus group gran parte dei partecipanti ha espresso un’opinione sostanzialmente positiva sulla Legge Regionale della Lombardia 25/22, pur esprimendo dubbi e perplessità legati soprattutto alla sua reale efficacia. Sono stati evidenziati, ad esempio, l’esigenza di informare e sostenere le persone con disabilità, il rischio di dover affrontare resistenze al cambiamento e un impianto amministrativo e burocratico elevato. (S.B.)

SUPERANDO

Mostra altro

SEZ. DISABILITA NEWS Così migliorerà la fruibilità dei dati sulla disabilità nell’Unione Europea

3 Febbraio 2024 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. DISABILITA NEWS

SEZ. DISABILITA NEWS Così migliorerà la fruibilità dei dati sulla disabilità nell’Unione Europea

INSERITO DA ANGELA CECERE «La banca dati sulla disabilità costituisce un punto di accesso alle statistiche a livello dell’Unione Europea sulle persone con disabilità, e consente di fare confronti tra i diversi Stati Membri. È un’iniziativa gradita poiché fino ad ora potrebbe essere stato difficile individuare e utilizzare questi dati»: è soddisfatto il commento dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, sull’iniziativa dell’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, che ha lanciato due nuovi strumenti per migliorare la fruibilità e la comparabilità dei dati sulle persone con disabilità dell’Unione stessa L’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, ha appena lanciato due nuovi strumenti per migliorare la fruibilità e la comparabilità dei dati sulle persone con disabilità dell’Unione stessa. Si tratta di una nuova pagina e di un nuovo database tematici. «La banca dati sulla disabilità costituisce un punto di accesso alle statistiche a livello dell’Unione Europea sulle persone con disabilità, e consente di fare confronti tra i diversi Stati Membri. È un’iniziativa gradita poiché fino ad ora potrebbe essere stato difficile individuare e utilizzare questi dati», è il commento soddisfatto dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità. «Il database – si legge ancora nella nota del Forum – contiene una serie di informazioni interessanti, inclusa una panoramica su quali Stati Membri segnalano la percentuale più alta di persone con disabilità e problemi di salute a lungo termine (che risultano essere la Finlandia, con il 20,7% della popolazione e la Francia, con il 19,5% della popolazione). In altri àmbiti, la Bulgaria è risultata essere il Paese in cui le persone con disabilità si trovano ad affrontare il rischio più elevato di povertà ed esclusione sociale (49,9%), mentre Malta è stata indicata come lo Stato Membro con la percentuale più bassa della spesa per la protezione sociale destinata agli assegni di invalidità (solo lo 0,6%). Tante sono le sottoaree tematiche coperte dal database: la prevalenza della disabilità; il reddito e le condizioni di vita; la protezione sociale; l’accesso al mercato del lavoro; l’accesso all’istruzione e alla formazione; l’accesso ai servizi sanitari e assistenziali; l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione; il tempo libero e la partecipazione sociale; lo stato di salute e i determinanti ad esso correlati; l’esperienza complessiva di vita. «Questo è un passo significativo – concludono dall’EDF -: d’ora in poi, infatti, sarà molto più semplice per noi trovare i dati di cui abbiamo bisogno per monitorare i progressi nelle aree sopra elencate. Poter disporre di tali informazioni, inoltre, aiuterà a richiamare i politici alle loro responsabilità nella protezione dei diritti delle persone con disabilità.

SUPERANDO

Mostra altro

SEZ. DISABILITA NEWS Bene quel contratto nazionale, ma per le case famiglia crescono le difficoltà

2 Febbraio 2024 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. DISABILITA NEWS

SEZ. DISABILITA NEWS Bene quel contratto nazionale, ma per le case famiglia crescono le difficoltà

INSERITO DA ANGELA CECERE «Il nuovo contratto nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici delle cooperative del settore socio-sanitario assistenziale, educativo e di inserimento lavorativo è una bella notizia, che però genera nuove difficoltà per le nostre case famiglia, già a rischio di chiusura per l’insostenibilità dei costi da affrontare per la cura di persone con disabilità, minori e donne in difficoltà»: lo dicono da Casa al Plurale, Associazione di coordinamento delle case famiglia di Roma e del Lazio, che da anni denuncia il mancato adeguamento delle tariffe da parte dell’Ente Pubblico «Il nuovo contratto nazionale che migliora le condizioni salariali dei lavoratori e delle lavoratrici delle cooperative del settore socio-sanitario assistenziale, educativo e di inserimento lavorativo è certamente una bella notizia, ma tuttavia essa genera purtroppo timori e nuove difficoltà per le case famiglia di Roma e del Lazio, già a rischio di chiusura per l’insostenibilità dei costi da affrontare ogni giorno per la cura di persone con disabilità, minori e donne in difficoltà»: lo dicono da Casa al Plurale, l’Associazione di coordinamento delle case famiglia di Roma e del Lazio, che ormai da anni, anche sulle nostre pagine, solleva con forza la questione dei costi divenuti ormai insostenibili, a causa del mancato adeguamento delle tariffe da parte dell’Ente Pubblico. «L’approvazione attesa da tempo del nuovo contratto – sottolinea a tal proposito Luigi Vittorio Berliri, presidente di Casa al Plurale – porta, finalmente, ai lavoratori un aumento salariale che riconosce l’aumento del costo della vita e la professionalità di tanti operatori sociali. Se da un lato, dunque, plaudiamo a questa bella notizia, non possiamo non preoccuparci moltissimo, chiedendoci: con quali soldi pagheremo il loro lavoro, se fino ad oggi erano già totalmente insufficienti le risorse stanziate dal Comune di Roma». Casa al Plurale, infatti, ha ricalcolato che tale rinnovo contrattuale determinerà un aumento dei costi pari a +13,41%. E del resto l’Associazione i “conti”, come accennato, li ha resi pubblici da tempo e ogni mese provvede ad adeguarli nel proprio sito al costo della vita e alle norme di legge. In particolare si tratta di dati consultabili e scaricabili nell’ultimo report Quanto costa una casa famiglia?, aggiornato ad oggi, tenendo conto appunto dei costi previsti dal nuovo contratto nazionale. «Senza l’adeguamento delle tariffe – conclude Berliri -, prima o poi queste case famiglia per persone con disabilità, minori e donne in difficoltà saranno costrette a chiudere e alcune hanno già deliberato di farlo. Lancio perciò l’ennesimo appello al Sindaco di Roma: “Caro Sindaco, più di due anni fa ci facesti una promessa, noi contiamo su una risposta concreta e a brevissimo!”». (S.B.)

SUPERANDO

Mostra altro

SEZ. DISABILITA NEWS Autismo, cura del verde e inserimento lavorativo

1 Febbraio 2024 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. DISABILITA NEWS

SEZ. DISABILITA NEWS Autismo, cura del verde e inserimento lavorativo

INSERITO DA ANGELA CECERE Partirà in questo mese di febbraio la seconda edizione di “A5sensi”, percorso di formazione e inserimento lavorativo per le persone con disturbo dello spettro autistico organizzato dal Servizio Sportello Lavoro dell’Associazione La Nostra Famiglia presso la propria sede di Bosisio Parini (Lecco). Totalmente gratuita e finanziata dal Piano Disabili della Provincia di Lecco, l’iniziativa, che ha ottenuto ottimi riscontri con l’edizione di esordio, è rivolta a giovani tra 16 e 29 anni e ha come obiettivo formativo la cura e la manutenzione del verde Mani di persona che cura una piantinaPartirà in questo mese di febbraio la seconda edizione di A5sensi, percorso di formazione e inserimento lavorativo per le persone con disturbo dello spettro autistico organizzato dal Servizio Sportello Lavoro dell’Associazione La Nostra Famiglia. Totalmente gratuita e finanziata dal Piano Disabili della Provincia di Lecco, l’iniziativa – della cui edizione d’esordio abbiamo dato notizia lo scorso anno anche sulle nostre pagine – è rivolta a giovani tra 16 e 29 anni e ha come obiettivo formativo la cura e la manutenzione del verde. «La prima edizione del corso – spiega Clara Fusi, referente dello Sportello Lavoro della Nastra Famiglia – ha ottenuto riconoscimenti importanti. L’installazione dei nostri studenti, infatti, ha ottenuto la menzione come miglior prodotto alla kermesse comasca Orticolario. Ma non solo: il presidente della Commissione Estetica, architetto Tagliabue, ha parlato di “una rappresentazione potente, da proseguire come progetto per l’alto potenziale che ha in sé e per l’interpretazione sapiente delle percezioni sensoriali e l’inclusione sociale”. Noi l’abbiamo preso in parola e con la Provincia di Lecco abbiamo organizzato questa seconda edizione». Il progetto, dunque, è in programma presso la sede della Nostra Famiglia di Bosisio Parini (Lecco), e prevede 150 ore di formazione, due mattine alla settimana per 4 mesi, con moduli di botanica, agronomia, orto-frutticoltura, impiantistica dei giardini e laboratori di digital design, riconoscimento botanico, arte floreale e tecniche di coltivazione. Seguiranno sei mesi di tirocinio finalizzato all’inserimento lavorativo in cooperative o aziende green del territorio. Durante il corso e il tirocinio, un tutor dedicato permetterà di far emergere le capacità acquisite e di promuovere l’autonomia sociale di ogni studente. Come sottolinea ancora Fusi, «il corso porrà al centro la persona, rendendo i giovani partecipanti protagonisti della progettazione di aree verdi: attraverso la cura dei semi, l’esplorazione dell’ambiente e la coltivazione, lo studente acquista consapevolezza di sé e del proprio agire e pone le basi per un buon inserimento nel mondo del lavoro. Oltre poi a utilizzare l’àmbito del verde per l’acquisizione di competenze professionali, si tratta anche di una “palestra” per imparare competenze magari non formalizzate e che tuttavia sono richieste in àmbito lavorativo, come imparare a stare con gli altri, capire il contesto, saper comunicare adeguatamente». S.B.

SUPERANDO

Mostra altro

SEZ. DISABILITA NEWS Serve la bussola, per non fare… “pessime saldature” sull’inclusione scolastica

31 Gennaio 2024 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. DISABILITA NEWS

SEZ. DISABILITA NEWS Serve la bussola, per non fare… “pessime saldature” sull’inclusione scolastica

INSERITO DA ANGELA CECERE A partire dall’ingegneria navale e dalle “saldature che non vengono eseguite a regola d’arte”, un’attenta disamina e una riflessione sulle recenti “esternazioni” di Ernesto Galli della Loggia riguardanti la scuola e l’inclusione scolastica di alunni e alunne con bisogni educativi speciali, che tanto hanno fatto discutere anche sulle nostre pagine. «Se il criterio di cancellazione di un principio – scrivono tra l’altro dalla Famiglia Quaglierini – fosse quello della sua mancata o della sua carente realizzazione, l’elenco delle cose da abolire sarebbe molto lungo…» Studenti con disabilità a scuolaUn direttore generale di una ASL – ingegnere di formazione – durante una riunione di lavoro raccontò che, quando esercitava la propria professione, gli capitava di andare nei cantieri navali con il compito di valutare la qualità delle nuove saldature. Quando ne trovava una non eseguita a regola d’arte, chiamava il saldatore e, indipendentemente dal numero di volte che l’avesse già chiamato, non gli diceva di essere “un pessimo saldatore”. Si limitava a dirgli che la saldatura era pessima e che doveva essere rifatta. Non dava alcun giudizio sulla persona, ma sul suo operato. Anche nel caso riguardante le “esternazioni” di Ernesto Galli della Loggia sulla scuola e sull’inclusione scolastica [su tale tema si vedano qui a fianco i nostri “Articoli correlati”, N.d.R.], non ci permetteremo di esprimere alcun giudizio sulla persona, ci limiteremo ad esprimere alcune valutazioni su ciò che si può leggere nelle righe e fra le righe del  suo articolo comparso sul «Corriere della Sera» il 13 gennaio scorso a proposito dell’inclusione scolastica. In tale articolo si legge che «la scuola italiana è il regno della menzogna e finché resterà tale non potrà che peggiorare. Sulla carta tutto è previsto, tutto funziona, e alla fine tutti sono promossi. […] La realtà è ben diversa. A cominciare ad esempio da quella che si cela dietro il mito dell’inclusione. In ossequio al quale nelle aule italiane — caso unico al mondo — convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali, ragazzi disabili anche gravi con il loro insegnante personale di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i Bes (Bisogni educativi speciali: dislessici, disgrafici, oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie) e dunque probabili titolari di un Pdp, Piano didattico personalizzato, e infine, sempre più numerosi, ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano. Il risultato lo conosciamo». In queste righe sono presenti errori grossolani che sono la spia di un approccio altrettanto grossolano rispetto alle tematiche della scuola. In qualunque libro (1) dedicato alle problematiche scolastiche, così come nella normativa inerente la materia (2), si può infatti leggere che i BES (Bisogni Educativi Speciali) sono una macrocategoria dentro la quale si ritrovano sia le persone con disabilità, sia le persone con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento: dislessici, disgrafici ecc.), sia le persone in situazione di svantaggio socio-culturale. Nell’articolo citato, invece, sembra che la disabilità non sia un “di cui”, ma una categoria esterna ai BES. In aggiunta, gli alunni dislessici o disgrafici (che rientrerebbero nei citati DSA) vengono identificati come alunni con BES! Anche i «ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano» sono riconducibili ad una situazione di svantaggio culturale, quindi anche loro sono dentro la macrocategoria dei BES e non all’esterno di essa!
Un gran bel rimescolamento di carte… ma, si sbaglia tutti, a tutti capita di fare una “pessima saldatura”. Ma veniamo a ciò che si può leggere “fra le righe”. Parafrasando: siccome la filosofia sottesa all’inclusione è un mito, è stata realizzata solo sulla carta, è solo formale, in pratica è fallita, dunque aboliamola. Se il criterio di cancellazione di un principio fosse quello della sua mancata realizzazione, l’elenco delle cose da abolire sarebbe molto lungo: potremmo cominciare dalla nostra Costituzione, magari dall’articolo 3. Considerato infatti che la nostra Repubblica da qualche decennio ha dedicato meno attenzione alla rimozione delle disuguaglianze, «…che di fatto limitano la libertà…» e che queste ultime sono sensibilmente aumentate (a volte sfacciatamente aumentate)…  aboliamola!
Visto che in molti teatri di guerra i vincitori, chi più chi meno, si fanno prendere la mano nei confronti dei vinti, aboliamo anche la Convenzione di Ginevra! Considerato che i femminicidi aumentano e la parità di genere è lontana dall’essere realizzata completamente, aboliamo anche il nuovo Diritto di Famiglia! E siccome l’appetito vien mangiando, aboliamo anche i Vangeli, visto che, eccetto le prime comunità cristiane che vengono descritte negli Atti degli Apostoli, i princìpi in essi contenuti sono stati, almeno negli ultimi duemila anni, scarsamente realizzati. E l’elenco potrebbe continuare.
No, non può e non deve essere questo il criterio per rivisitare i princìpi che ci devono guidare. Se la comunità di uomini e di donne di buona volontà ravvede che un principio è sbagliato, anche quando fosse stato realizzato appieno, va superato e sostituito con un altro ritenuto più giusto. Se, al contrario, un principio è considerato giusto, è soprattutto quando non viene realizzato che bisogna mantenerlo vivo. Anzi bisognerebbe salire sui tetti e gridarlo a gran voce affinché quell’urlo faccia da “faro” a quei naviganti che hanno perso la bussola. Quanto ad essere gli unici al mondo, non ci scommetteremmo, ma se anche fosse, non è sempre disdicevole esserlo. Era il 1786, tre anni prima della Rivoluzione Francese! In tutta Europa regnava l’assolutismo per lo più, avrebbe detto lo storico Armando Saitta, «bieco, codino e reazionario». In quel contesto, da vero e proprio visionario, sfidando tutte le teste coronate, il Granduca Leopoldo di Toscana ebbe il coraggio di sognare e abolì la pena di morte, la tortura, i delitti di lesa maestà, rese più miti le pene ecc. (3), tutto ciò, per inciso, andrebbe ricordato a tutte quelle persone che vorrebbero farci barattare Cesare Beccaria con John Wayne! A proposito poi del secondo articolo di Galli della Loggia comparso sempre sul «Corriere della Sera», il 20 gennaio, non ci  siamo ancora… nemmeno questa “saldatura” è venuta granché bene… andrebbe rifatta… Questa volta proviamo a cominciare da un’altra prospettiva: gli alunni in situazione di svantaggio socio-culturale non sono necessariamente ed esclusivamente gli studenti stranieri che non conoscono la nostra lingua. Alla categoria dello svantaggio socio-culturale sono da ricondurre le decine di migliaia di italianissimi alunni e alunne che vivono in quartieri degradati e multiproblematici, appartenenti a italianissime famiglie che non sono in grado di seguirli adeguatamente nel loro iter formativo (si veda, ad esempio, il problema dell’abbandono scolastico che in alcuni quartieri o intere città conosce inquietanti percentuali a due cifre). Quanto alla macrocategoria dei BES, si rimanda a quanto già riportato più sopra.
Ma veniamo al concetto di inclusione. Quest’ultimo compare come evoluzione rispetto ai termini che l’hanno preceduto: inserimento e integrazione. Va da sé che qualunque traguardo valoriale, inteso come conquista dell’intelletto, non lo ritroviamo spalmato omogeneamente su tutta l’umanità (magari!). Il passaggio semantico dall’inserimento all’integrazione, fino all’inclusione, è stato prefigurato, voluto e perseguito da tutti i visionari che hanno saputo andare oltre l’esistente.
Questa visione non è una fuga in avanti: indica una meta all’orizzonte, una direzione verso cui tendere. Se negli Anni Settanta e Ottanta l’inserimento ha rappresentato la possibilità da parte degli alunni in situazione di handicap (4) di accedere fisicamente nelle classi comuni, negli Anni Novanta, l’integrazione ha rappresentato il tentativo di dare sostanza, corpo e spessore all’inserimento, ovvero fare in modo che l’organizzazione scolastica nel suo insieme creasse momenti di reale interazione e condivisione dei suddetti alunni con il gruppo classe e l’intero ambiente scolastico.
A partire dagli Anni Duemila, l’inclusione rappresenta il prendere atto che fra i docenti e i discenti (tutti, a prescindere dalla loro condizione e dalle loro caratteristiche individuali) dev’esserci un rapporto dialettico che porti ad un adattamento reciproco e dinamico. Non c’è ombra di dubbio che da tutti gli alunni, compresi anche quelli con Bisogni Educativi Speciali, ci si attende un adattamento ai contenuti e agli obiettivi scolastici (ognuno a seconda delle proprie possibilità), ma è altrettanto vero che anche la scuola deve adattarsi e tener conto della varietà umana. Una scuola monolitica, uguale per tutti, ormai dovrebbe far parte dell’archeologia. Quanto al divario strutturale fra le ore di sostegno e il tempo scuola, va detto che ciò è un problema oggettivo che scaturisce da una costellazione di fattori, uno dei quali è la mancanza, salvo eccezioni, della corresponsabilità educativa, prevista fin dalle origini (Circolari Ministeriali n. 199 del 28 luglio 1979 e n. 250 del 3 settembre 1985; Linee Guida Ministeriali del 2009). Infatti, quello  che viene indicato, impropriamente, come insegnante di sostegno, nello spirito originario della legge avrebbe dovuto essere l’insegnate specializzato di  supporto, non al singolo alunno con disabilità, ma alla classe dove quest’ultimo era inserito, e fornire agli insegnanti curricolari gli strumenti teorici e pratici affinché anch’essi potessero interagire con l’alunno con disabilità in assenza dell’insegnante specializzato. Ciò detto, quando si ritiene di essere nel giusto, non si deve aver paura della verità ed è per questo che affermiamo di condividere alcuni passaggi di entrambi gli articoli di Galli della Loggia del 13 e del 20 gennaio, dove vengono denunciate alcune criticità. Di più, condividiamo e sottoscriviamo pienamente quanto scaturito dal già citato libro Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte, dove, a pagina 19, si può leggere: «In definitiva, seppur non privo di aspetti positivi, l’attuale sistema sembra aver fallito il suo principale obiettivo: sviluppare in modo diffuso e stabile pratiche educative per un’efficace integrazione scolastica e, in prospettiva, sociale e lavorativa degli alunni con disabilità». Ma sottoscriviamo anche l’affermazione degli stessi Autori del suddetto volume, secondo i quali la scelta pedagogica, educativa e di civiltà connessa all’inclusione è ormai irrinunciabile, e che questa scelta non può riguardare la sola scuola, come se fosse un enclave scorporato dal tessuto sociale, ma dev’essere fatta propria dall’intera società.

E in conclusione una considerazione a margine.
L’ONU si è data, tra gli altri, i seguenti Obiettivi per lo sviluppo sostenibile:
° Goal 1: Sconfiggere la povertà
° Goal 2: Sconfiggere la fame
° Goal 3: Salute e Benessere
° Goal 4: Istruzione di qualità
° Goal 5: Parità di genere
° Goal 6: Acqua pulita e Servizi igienico-sanitari
° Goal 7: Energia pulita e accessibile
° Goal 8: Lavoro dignitoso e Crescita economica.

Se noi immaginiamo questi obiettivi come punti fermi e traguardi da raggiungere, facciamocene una ragione, perché nessuno di essi verrà realizzato. Se invece li immaginiamo come mete perennemente all’orizzonte, il cui solo scopo è quello di indicarci la direzione verso cui tendere, allora sì, acquistano concretezza e sono perseguibili. Naturalmente verranno perseguiti gradualmente e a patto di mettere in conto battute d’arresto e deviazioni della rotta, ma non inversioni a “U”, quelle no, perché la direzione di marcia non è contrattabile. Sarebbe, altresì, da “anime belle” non tenere conto degli interessi colossali capaci di opporsi al raggiungimento di quegli Obiettivi… Facciamocene una ragione, non tutti vogliono raggiungerli. E per l’inclusione vale la stessa considerazione: la scuola inclusiva non piace a tutti! Tutti quelli che inneggiano alla scuola del merito auspicano che lo Stato dia maggiori finanziamenti alle scuole più “efficienti”, verosimilmente sulla base delle prove INVALSI e della percentuale di promossi. Quando ciò si realizzerà, una parte dei dirigenti e una parte dei genitori vedranno di buon occhio l’allontanamento e la rimozione di tutti quei fattori che possono compromettere gli indicatori di efficienza, inclusi gli alunni con Bisogni Educativi Speciali. Così facendo, si rafforzerà il circolo vizioso che diminuirà le risorse dove ce n’è più bisogno, come, per esempio, all’Istituto Moreno di Caivano (Napoli), dove la dirigente Eugenia  Canfora cerca di sottrarre i giovani alla manovalanza della criminalità organizzata.

SUPERANDO

Mostra altro

SEZ. DISABILITA NEWS I puntatori oculari e la stipula di atti notarili

30 Gennaio 2024 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. DISABILITA NEWS

SEZ. DISABILITA NEWS I puntatori oculari e la stipula di atti notarili

INSERITO DA ANGELA CECERE Nel corso di un convegno formativo organizzato a Roma dal Consiglio Nazionale del Notariato, sono stati tra l’altro illustrati i nuovi strumenti che consentono la partecipazione diretta alla contrattazione giuridica da parte delle persone interessate da sindromi “locked in” – quelle che limitano la capacità motoria dell’individuo senza intaccare quelle cognitive –, al fine di rendere più immediata la tutela dei loro diritti, partendo dall’esperienza maturata dalle persone con sclerosi laterale amiotrofica. A margine dell’evento, l’Associazione AISLA ha espresso alcune riflessioni Si è svolto nei giorni scorsi a Roma il convegno formativo Il Notariato per il superamento delle barriere giuridiche [se ne legga anche la nostra ampia presentazione, N.d.R.], evento organizzato dal Consiglio Nazionale del Notariato, e con il patrocinio della Fondazione Italiana del Notariato, per illustrare i nuovi strumenti che consentono la partecipazione diretta alla contrattazione giuridica delle persone interessate da sindromi “locked in” – quelle che limitano la capacità motoria dell’individuo senza intaccare quelle cognitive –, al fine di rendere più immediata la tutela dei loro diritti, partendo dall’esperienza maturata dalle persone con la SLA (sclerosi laterale amiotrofica), o con patologie simili (il filmato dell’evento è disponibile a questo link). Vi hanno preso parte, tra gli altri, anche la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e numerose Associazioni del settore, tra le quali l’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica). A margine dell’evento, proprio nel sito dell’AISLA, sono state pubblicate alcune riflessioni che sintetizziamo. Al convegno, Fulvia Massimelli, presidente nazionale dell’Associazione, ha evidenziato come l’impegno su questo fronte sia un percorso che «abbiamo iniziato nel 2015, ma oggi il Notariato segna un passo storico per il riconoscimento dei nostri diritti. Tuttavia, è evidente che ancora molto deve essere fatto. Un recente caso in cui un ragazzo non è riuscito a rinnovare la carta di identità a causa dell’impossibilità della madre, affetta da SLA, di firmare i documenti, evidenzia inequivocabilmente la necessità di ulteriori azioni. L’accomodamento ragionevole è fondamentale per continuare ad affermare il diritto delle persone con gravi disabilità neurologiche, come la SLA, di comunicare e partecipare attivamente alla contrattazione giuridica mediante l’utilizzo di ausili, come il puntatore oculare». Va per altro rilevato che nel corso dell’evento di Roma è stata presentata una simulazione concreta di come un atto pubblico possa essere stipulato utilizzando il puntatore oculare, dimostrando come la tecnologia possa essere un valido strumento per consentire alle persone con disabilità di partecipare attivamente negli atti legali. Dal canto suo, l’AISLA assume come riferimento i nuovi Decreti Attuativi della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, che introducono diverse novità e definizioni relative alla “condizione di disabilità”, alla “persona con disabilità” e all’“accomodamento ragionevole” (se ne legga anche su queste stesse pagine). In base a tale normativa, le persone con disabilità hanno il diritto a ogni accomodamento ragionevole e, senza questo, possono esserci discriminazioni. Eppure il citato caso del giovane che non ha potuto rinnovare la carta di identità della madre perché lei, essendo interessata da SLA, è impossibilitata a muoversi e non è manualmente in grado firmare i documenti, è accaduto nel 2022. Il caso è stato risolto perché, dopo vari tentativi legali, un Tribunale ha nominato il marito quale amministratore di sostegno della donna, permettendo così il rinnovo del documento. Tuttavia, sebbene in questo caso si sia trovata una soluzione, ci sono ancora casi in cui le persone con disabilità non vengono adeguatamente tutelate, e quindi è necessaria una maggiore attenzione su questo tema. Per queste ragioni, dunque, l’AISLA insiste nel sottolineare l’importanza che il puntatore oculare venga riconosciuto come l’ausilio «che consente alle persone con disabilità di comunicare la propria volontà in materia di testamenti, procure, divisioni ereditarie e pianificazione delle cure. Questa “comunicazione non verbale” è riconosciuta da una lettura evolutiva della legge notarile», chiariscono dall’Associazione. Va per altro evidenziato come la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09, sottolinei l’importanza dell’autonomia e dell’indipendenza delle persone con disabilità, imponendo agli Stati che l’hanno ratificata di garantire l’accessibilità alla comunicazione. In merito a questo aspetto, va segnalato che, come riferito a suo tempo anche da questo giornale, vi è una Sentenza formulata dal Tribunale di Venezia nel 2017 che riconosce l’utilizzo del puntatore oculare la quale ha stabilito che non è necessario un interprete per chi si esprime tramite questo ausilio nella stipula degli atti pubblici notarili, pur riconoscendo la necessità della presenza di due testimoni. L’impiego della tecnologia del puntatore oculare per comunicare consente pertanto alle persone con gravi disabilità neurologiche di superare l’isolamento causato dalla malattia, e di esprimere la propria volontà anche in atti pubblici e ufficiali, garantendo la parità di diritti. «Il diritto a comunicare – argomentano dall’AISLA – viene considerato fondamentale per preservare l’autonomia e l’indipendenza individuale, oltre a essere un requisito essenziale per il rispetto della dignità umana». Infine, l’AISLA ricorda «l’importanza di continuare a lottare per la piena tutela dei diritti di tutte le persone con disabilità, riconoscendo il ruolo fondamentale della tecnologia nel miglioramento della loro qualità di vita e nell’incremento dell’autodeterminazione»

SUPERANDO

Mostra altro

SEZ. DISABILITA NEWS Una petizione per poter volare in aereo sulla propria carrozzina

29 Gennaio 2024 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. DISABILITA NEWS

SEZ. DISABILITA NEWS Una petizione per poter volare in aereo sulla propria carrozzina

INSERITO DA ANGELA CECERE «È tempo di trovare sistemi per viaggiare nella cabina passeggeri degli aerei a bordo della propria sedia a rotelle – scrive Giovanni Bellino -, evitando che questa venga caricata in stiva, con tutte le possibili conseguenze negative del caso. Per questo, insieme all’Associazione Luca Coscioni e ad altri, abbiamo lanciato la petizione online “Voliamo sulla nostra carrozzina”, per sensibilizzare l’opinione pubblica su tali questioni e in particolare i Ministri di competenza» Si stima che il 14,4% delle persone con disabilità si sposti con mezzi pubblici urbani, contro una media di tutta la popolazione del 25,5%. Valori che tuttavia non considerano la situazione di treni, navi e aerei di linea. Questi ultimi, infatti, non hanno mai affrontato dei percorsi di modifica per diventare più accessibili alle persone con disabilità, per cui presentano ancora molte criticità. Malgrado ci siano degli elevatori per raggiungere i portelloni d’ingresso delle aerei, la cui presenza dipende dall’organizzazione degli aeroporti e delle compagnie aeree, i problemi sorgono all’interno del mezzo. Questi obbligano infatti le persone con disabilità a sedersi sui sedili del mezzo e a caricare in stiva la propria sedia a rotelle. Fatto, questo, che oltre a compromettere l’integrità della sedia, vista la grande “delicatezza” che hanno gli addetti ai lavori verso i bagagli, è insostenibile per la salute di alcune persone con disabilità. Ci sono infatti persone che senza una seduta personalizzata vanno incontro a problemi medici o non riescono a mantenere la posizione seduta. Inoltre, effettuare dei passaggi di seduta negli spazi angusti di un aereo può ferire la persona con disabilità o eventuali assistenti. È quindi tempo di trovare sistemi per viaggiare nella cabina passeggeri degli aerei a bordo della propria sedia a rotelle, come sta avvenendo negli Stati Uniti con il sistema Air4All, sia per una questione di giustizia sociale, che per evitare il paradosso per cui i “normodotati” arrivano su Marte e le persone con disabilità non possono volare dall’altra parte del mondo. Così chi scrive, insieme all’Associazione Luca Coscioni e ad altri, ha lanciato una raccolta firme per sensibilizzare l’opinione pubblica e in particolare i Ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti e per le Disabilità. Perché senza l’appoggio della politica nazionale, diventa difficile sostenere la battaglia a livello europeo. Si tratta infatti di un aspetto cruciale per creare dei tavoli di progettazione fra i costruttori di aerei e tutte le parti coinvolte, allo scopo di risolvere il problema, visto che sicuramente non saranno solo gli aerei a dover essere modificati. Perciò se per chi legge questa situazione è intollerabile e va modificata, invito tutti e tutte a firmare la petizione online denominata Voliamo sulla nostra carrozzina, disponibile a questo link (già sottoscritta al momento da quasi 6.200 persone).

SUPERANDO

Mostra altro

SEZ. DISABILITA NEWS Una nuova casa per il “Dopo di Noi” inaugurata a Roma

25 Gennaio 2024 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. DISABILITA NEWS

SEZ. DISABILITA NEWS Una nuova casa per il “Dopo di Noi” inaugurata a Roma

INSERITO DA ANGELA CECERE È stata inaugurata nei giorni scorsi, nel quartiere romano Talenti Montesacro, “Casa Insieme”, un’abitazione adibita ai progetti di “Dopo di Noi” per tre persone adulte con gravi disabilità e situazioni familiari complesse. L’iniziativa è stata promossa dalla Cooperativa Spes contra Spem nell’àmbito della Legge 112/16, che però, come già segnalato in diverse occasioni, non è adeguatamente finanziata. “Casa Insieme” è il primo di quattro alloggi ricevuti in eredità dalla Cooperativa, che conta di inaugurare gli altri tre entro la prossima estate È stata inaugurata nei giorni scorsi, nel quartiere romano Talenti Montesacro, Casa Insieme, un’abitazione adibita ai progetti “Dopo di Noi” di tre persone adulte con gravi disabilità e situazioni familiari complesse. L’iniziativa è stata promossa dalla Cooperativa Spes contra Spem nell’àmbito della Legge 112/16 (Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare). Con un nome che richiama il motto di San Paolo – e che potrebbe essere tradotto come “la speranza contro ogni speranza”, ma anche, concettualmente, come un farsi speranza per dare speranza –, rientrano tra le finalità di Spes contra Spem progettare, realizzare e gestire servizi residenziali di tipo comunitario e servizi di integrazione socio-culturale per giovani, minori a rischio e persone adulte con disabilità. Casa Insieme viene inaugurata dopo un periodo di gestazione iniziato nell’autunno scorso con un percorso di avvicinamento graduale, nel quale i primi tre inquilini della casa hanno avuto la possibilità di sperimentare stadi crescenti di autonomia, soggiornando nell’abitazione inizialmente per un paio di giorni, quindi per periodi più lunghi, sino al trasferimento stabile con il supporto di alcuni/e assistenti domiciliari e di almeno un/a operatore/trice. «Gianluca ha 50 anni, non vede e sente poco, ma vuole sempre essere informato di tutto. Ha un incredibile senso dell’orientamento e una grandissima memoria – ha raccontato all’Agenzia “Redattore Sociale” Veronica Velasco, una delle operatrici che lavorano all’interno di Casa Insieme, descrivendone gli abitanti –. Federica ha quasi 53 anni, è imprevedibile, adora disegnare e cantare a squarciagola le canzoni di Raffaella Carrà e Adriano Celentano, è sempre di buon umore e durante la giornata, quando c’è bisogno, tira fuori il suo “Daje!”. Laura ha quasi 50 anni e ha la sindrome di Rett. Si fa capire con il linguaggio non verbale, batte i piedi se si vuole alzare, spalanca gli occhi quando ascolta e adora i cartoni animati». Tutte persone intorno ai 50 anni e con situazioni familiari particolarmente complesse, giacché una di esse ha perso entrambi i genitori, e quelli delle altre due non sono più in grado di prendersi cura di loro perché molto anziani e affaticati. Pensata come una soluzione abitativa che si avvicini il più possibile a un contesto familiare, Casa Insieme si regge anche in virtù di un costante coordinamento tra operatori/trici domiciliari, assistenti familiari e famiglie (quando ci sono), mantenendo un’apertura con l’esterno, invitando familiari e amici, e preservando la frequenza al centro diurno. Quello di Casa Insieme è il primo progetto che la Cooperativa ha realizzato nell’àmbito della Legge 112/16, come ha raccontato, sempre a «Redattore Sociale», Luigi Vittorio Berliri, presidente di Spes contra Spem, mentre ha auspicato che la norma venga migliorata, e convenuto che nel frattempo sia comunque necessario «fare quel che si può per dare risposte a questa urgenza». Infatti, la Cooperativa ha ricevuto in eredità dal padre di una persona con disabilità ben quattro villette. Casa Insieme, come detto, è solo la prima di quelle predisposte per il “Dopo di Noi”, ma la Cooperativa conta «di inaugurare anche le altre tre entro la prossima estate». Il problema è che la somma stanziata per il Fondo Nazionale dedicato al. “Dopo di Noi”, istituito dalla citata Legge 112/16, e che ogni anno viene ripartito dal Ministero alle Regioni, è largamente insufficiente: lo scorso anno sono stati stanziati poco più di 76 milioni di euro, e al Lazio ne sono arrivati circa 8. «Pochissimo, rispetto a quanto servirebbe – osserva Berliri –. Intanto, facciamo tutto il possibile per dare certezza a questo progetto, che assicura dignità e futuro alle persone con disabilità e alle loro famiglie».  

SUPERANDO

Mostra altro

SEZ. DISABILITA NEWS Sterilizzazione forzata e Consiglio dell’Unione Europea: così proprio non va!

24 Gennaio 2024 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. DISABILITA NEWS

SEZ. DISABILITA NEWS Sterilizzazione forzata e Consiglio dell’Unione Europea: così proprio non va!

INSERITO DA ANGELA CECERE Parla apertamente di “vergogna!” (“Shame!”), il Forum Europeo sulla Disabilità, nell’apprendere che a livello di Consiglio i Paesi dell’Unione Europea hanno rifiutato di includere il reato di sterilizzazione forzata delle donne con disabilità durante i negoziati sulla Proposta di Direttiva Europea riguardante la lotta alla violenza e alla violenza domestica nei confronti delle donne. A questo punto il Forum stesso rinnova il proprio appello agli Stati affinché pongano fine alla violenza contro le donne con disabilità in tutti gli aspetti di essa e in particolare alla sterilizzazione forzata Nel mese di marzo del 2022, come avevamo riferito anche sulle nostre pagine, la Commissione Europea aveva presentato una Proposta di Direttiva sulla lotta alla violenza e alla violenza domestica nei confronti delle donne, rispetto alla quale il movimento delle persone con disabilità e le loro organizzazioni rappresentativa avevano colto l’occasione per sostenere con forza l’istanza che la sterilizzazione forzata nei confronti delle donne con disabilità è un reato, chiedendo quindi di rafforzare la protezione delle stesse donne e delle ragazze con disabilità contro gli abusi e la violenza. Sebbene poi la Proposta originale non includesse il reato della sterilizzazione forzata, il Parlamento Europeo aveva preso in considerazione tali richieste, aggiungendole alla propria posizione negoziale. Ebbene, come riferisce l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, parlando apertamente di “vergogna!” (Shame!), «i Paesi dell’Unione Europea, a livello di Consiglio, hanno rifiutato l’inclusione del reato di sterilizzazione forzata durante i negoziati. Inoltre, nemmeno il reato di stupro basato sulla mancanza di consenso è stato incluso». «Secondo la negoziatrice capo, l’eurodeputata Frances Fitzgerald – informano ancora dall’EDF – tutto ciò è dovuto alla posizione dei governi francese e tedesco la cui mancanza di volontà di accettare la criminalizzazione dello stupro ha bloccato l’approvazione di una lista più ampia di crimini. Sarà ora il Parlamento Europeo a dover decidere se accettare la posizione del Consiglio per adottare la Direttiva». «A questo punto – concludono dall’EDF – rinnoviamo il nostro appello agli Stati Membri dell’Unione Europea affinché pongano fine alla violenza contro le donne e le ragazze con disabilità in tutti gli aspetti di essa, e in particolare pongano fine alla sterilizzazione forzata. Chiediamo inoltre alle Istituzioni dell’Unione di garantire una tutela sufficiente dei diritti delle donne e delle ragazze con disabilità nella Direttiva, comprese informazioni e servizi accessibili per le vittime, nonché circostanze aggravanti per gli autori di violenza contro una persona con disabilità». (S.B.)

SUPERANDO

Mostra altro

SEZ. DISABALITA NEWS Le donne con disabilità nel femminismo: una strada ancora in salita?

23 Gennaio 2024 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. DISABILITA NEWS

SEZ. DISABALITA NEWS Le donne con disabilità nel femminismo: una strada ancora in salita?

INSERITO DA ANGELA CECERE «Sovente – scrive Silvia Lisena – il femminismo italiano non considera neanche l’idea che esistano donne con disabilità che hanno diritti da rivendicare e multidiscriminazioni cui sono soggette. Siamo di fronte, quindi, a una strada ancora in salita? Sembra proprio di sì, a giudicare da come, ad esempio, ci si occupa in modo inadeguato di accessibilità nei cortei» La storia dei movimenti femministi delle donne con disabilità è abbastanza ridotta e, soprattutto, localizzata principalmente negli Stati Uniti. In Italia, infatti, le donne con disabilità sono state a lungo assenti da qualsiasi contesto storico, d’altronde non abbiamo notizie che i grandi movimenti femministi abbiano mai abbracciato veramente le istanze delle donne con disabilità. Accade ancora adesso. Sovente il femminismo italiano non considera neanche l’idea che esistano donne con disabilità che hanno diritti da rivendicare e multidiscriminazioni cui sono soggette. Recentemente è stata scritta una lettera per denunciare il comportamento non inclusivo di Non Una Di Meno e qualche giorno fa si è svolta un’assemblea online con la sede nazionale. Com’è andata? La citata lettera aperta è stata scritta da Marta Migliosi e Asya Bellia, attiviste con disabilità, un grido univoco di rivendicazione verso qualcosa che per troppo tempo è stato nascosto: la voce delle donne con disabilità. Non Una Di Meno (d’ora in poi NUDM) si chiama il collettivo più famoso d’Italia che ha sedi dislocate quasi ovunque e che fa capo a quella nazionale di Roma. Curioso, perché finora le donne con disabilità sono state “meno”. Il 25 novembre, infatti,proprio nella Capitale, è stata organizzata una manifestazione generale in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne. Un evento di cui parlavano almeno da quattro o cinque mesi. Ora, se ad esempio una donna con disabilità motoria avesse voluto partecipare alla manifestazione, sarebbe probabilmente andata alla cieca: mancavano infatti completamente le informazioni sull’accessibilità del percorso, sulla presenza di bagni accessibili e altro. Così come per le persone neurodivergenti. Su sollecitazione di alcune di noi attiviste, NUDM ha pubblicato un post con le suddette informazioni. A tre giorni dall’evento. Informazioni abbastanza sommarie, anche perché non tutte le tappe del percorso avevano bagni accessibili – d’altronde, se non ci si pensa per tempo, mica in 72 ore si può fare il miracolo. Insomma, l’accessibilità è stata il fanalino di coda e ciò ha reso insopportabile tutta la situazione. Il 21 gennaio scorso, alle 17, si è svolta su Zoom un’assemblea pubblica tra attiviste e attivisti con disabilità e neurodivergenti e componenti di NUDM Nazionale, con la partecipazione della Fondazione Tetrabondi e del Disability Pride Network. L’argomento chiave era l’accessibilità dei cortei. E infatti per più di due ore si è parlato di quello. Quasi solo di quello. Solo una voce, a un certo punto, ha provato a parlare del fatto che le donne con disabilità subiscono varie forme di violenza e multidiscriminazione, cosa di cui Marta Migliosi e Asya Bellia avevano ampiamente parlato nella loro lettera, quindi NUDM, in quanto collettivo a sostegno dei diritti delle donne, avrebbe potuto parlare e informarsi su questo in vista del corteo dell’8 marzo in cui, magari, potrebbero essere incluse le istanze delle donne con disabilità. Ma niente. Tra l’altro si è sempre parlato di “persone con disabilità”, appunto: giusto, ma in un ambiente femminista non considerare la dimensione di genere lascia abbastanza perplesse. Non credo che, nelle loro lotte, parlino genericamente di “persone”, bensì di donne, perché nelle epoche passate e presenti sono state loro a essere maggiormente discriminate. Lo stesso ragionamento si può, anzi si deve, applicare alle donne con disabilità. Accessibilità, dunque. Peccato che quando, in data odierna (22 gennaio), ho dato un’occhiata ai canali Instagram di NUDM Nazionale, mi sono accorta che avevano ripostato, per sponsorizzarli, i prossimi eventi di NUDM Napoli, NUDM Matera, NUDM Cagliari e NUDM la Spezia: in nessuno di questi ci sono informazioni sull’accessibilità. Meno male che all’assemblea non avevamo fatto altro che rimarcare l’importanza di dare indicazioni a riguardo! NUDM Nazionale risponderebbe, come in parte ha fatto all’assemblea, imputando la “responsabilità” alle singole sedi. Ma, essendo lei quella principale, non avrebbe il compito di coordinare le varie sedi e, ad esempio, dare immediatamente direttive sulla necessità di aggiungere indicazioni sull’accessibilità di luoghi ed eventi? O per lo meno evitasse di sponsorizzare il post deficitario di tali dettagli… In realtà alcune sedi NUDM propongono la modalità mista, in presenza e online. Io non credo che questo sia il mezzo giusto per favorire appieno l’inclusione. Perché? Uno, se una donna con disabilità residente a Cagliari o a Napoli volesse partecipare fisicamente all’evento, come potrebbe sapere se è accessibile o meno, senza dover contattare in privato le organizzatrici? Due, le persone con disabilità rivendicano anche una maggiore autonomia per la vita indipendente: potersi recare fisicamente a un evento, anche se si abita lontano, è uno step ulteriore in tal senso. Viceversa, garantire il collegamento online come forma di accessibilità potrebbe portare al rischio che venga usato come una sorta di “scudo” per non impegnarsi a garantirla in loco. Insomma, per rispondere alla domanda del titolo: sì, la strada purtroppo è ancora in salita. Ben vengano le piccole aperture, ma attenzione a non fare questi scivoloni che distruggono tutto ciò che si era iniziato a creare.

SUPERANDO

Mostra altro
<< < 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 20 30 40 50 > >>